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Quadrantidi 2023 al picco tra il 3-4 Gennaio

Proprio agli inizi dell’anno, ecco pronto uno sciame meteorico da osservare: le Quadrantidi. Uno sciame che ha le potenzialità per raggiungere lo ZHR (Zenithal Hourly Rate – Rateo Orario Zenitale) di 120 meteore all’ora, quindi anche rimanendo poco tempo all’aperto, a causa delle temperature di questo periodo, si dovrebbe riuscire ad osservarne alcune.

Quando osservare: la notte migliore per apprezzare le Quadrantidi del 2023 è quella tra il 3 ed il 4 gennaio (il picco previsto è alle 4 italiane del 4 gennaio). Una Luna luminosa quasi piena brillerà quasi tutta la notte quindi si consiglia di provare ad osservare durante dalla tarda notte del 3 gennaio fino all’alba del 4 gennaio, sotto la luce lunare. Oppure si puó provare a sfruttare l’ora piú buia tra il tramonto della Luna e l’alba del 4 gennaio.

Fase lunare: la Luna Piena si avrá il 6 gennaio 2023.

Radiante: sorge a NNE dopo mezzanotte ed è al punto più alto nel cielo prima dell’alba . Il radiante per le Quadrantidi è in una costellazione ormai scomparsa, il Quadrante Murale (piú dettagli tra qualche paragrafo). Nell’immagine possiamo facilmente riconoscere il radiante delle meteore quasi al centro tra gli asterismi più famosi del cielo settentrionale. Per facilitarvi le cose, vi basterà riconoscere la stella piú luminosa della costellazione dell’Aquilone (Bootes), Arturo, e tracciare una linea retta fino alla Stella Polare: il radiante si troverá a circa metá strada tra le due stelle.

Meteore attese al picco, in condizioni ideali: sotto un cielo scuro senza Luna, quando il radiante è alto nel cielo, le Quadrantidi possono produrre oltre 100 meteore all’ora.

Durata dello sciame: le Quadrantidi possono essere osservate da metà novembre a metà gennaio di ogni anno, ma questo sciame di inizio Gennaio é particolare, in quanto l’attività principale è concentrata tutta in un periodo di circa 6/8 ore intorno al picco stesso. Armatevi di giacconi e qualche bevanda calda per riuscire a resistere al freddo della notte invernale.

Consigli per l’osservazione: un consiglio per osservarle è quello consueto di recarsi fuori città e da zone con poca umidità, in modo da minimizzare l’inquinamento luminoso nel cielo. Inoltre, se potete, mettervi con le spalle alle eventuali luci artificiali presenti (ad esempio dietro un muro al margine di una tettoia): questo limiterà la vostra visione del cielo, ma garantirà alla porzione più scura di essere decisamente più apprezzabile. Se potete, portate una sedia sdraio o similia, in modo da mettervi comodi con gli occhi rivolti al cielo, e lasciate che i vostri occhi si abituino all’oscuritá.

Un altro consiglio che voglio dare è quello di non osservare direttamente verso il radiante in queste situazione, ma a qualche grado da questo. Per quale motivo? Il radiante è il punto dal quale sembrano irradiarsi appunto le scie luminose, ma queste possono attraversare il cielo anche a distanza notevole da questo punto. Quindi muovetevi con lo sguardo, e vedrete che potrete apprezzarne un numero ancora maggiore.

Fotograficamente parlando, se volete tentare di immortalarle, il consiglio è di utilizzare un obiettivo fortemente grandangolare (anche dei fish-eye), aprire il diaframma il più possibile, utilizzare nuovamente un tempo di esposizione elevato (circa sui 30 secondi al minimo) e aumentare il valore dell’ISO in rapporto al vostro cielo (più inquinato dalle luci cittadine sarà, e più l’aumento dell’ISO dovrà essere contenuto).

 

Il Quadrante Murale

Perchè, come annunciato poco fa, si parla di costellazione scomparsa? Il radiante, ovvero la zona dalla quale sembrano dipanarsi tutte le scie delle meteore, apparteneva ad una costellazione creata dall’astronomo francese Jérôme Lalande, nel 1795: il Quadrante Murale (Quadrans Muralis).

Attualmente questa costellazione è stata abbandonata, e si trova tra l’Orsa Maggiore, l’Aquilone ed il Drago. Potete vedere il suo aspetto nell’immagine sopra, presa dall’Uranographia di Johann Bode. Ma, cos’è un quadrante murale? L’Enciclopedia Italiana Treccani ci viene in aiuto, dandoci questa definizione, che consiglio di leggere nella sua totale estensione:

“Strumento adoperato dagli antichi per misurare l’altezza degli astri. Un quadrante di cerchio, con due raggi, l’uno orizzontale e l’altro verticale, era fisso a una parete pure verticale e situata nel piano meridiano; su esso si leggevano le altezze degli astri nell’istante nel quale passavano per il meridiano e per conseguenza si avevano le loro declinazioni, nota la latitudine del luogo. I quadranti murali servivano pure alla determinazione dell’istante del passaggio degli astri al meridiano e quindi alla determinazione della loro ascensione retta, noto il tempo sidereo locale. Tale strumento fu noto già agli Arabi; in Europa venne per la prima volta costruito intorno al 1587 da Ticone in Uranienburg. […] In seguito l’uso del quadrante murale venne limitato alla sola misura delle altezze, giacché per quelle degl’istanti dei passaggi al meridiano erano meglio convenienti gli strumenti dei passaggi, di più facile rettifica. I quadranti murali vennero poi completamente sostituiti dagli strumenti con cerchi completi (cerchi murali e cerchi meridiani), quando si riuscì a superare le difficoltà per costruire grandi cerchi, divisi con precisione sufficiente.”

Erano quindi strumenti di studio astronomico di un tempo che può sembrare lontano, ma che in realtà non era poi così distante. Stiamo infatti parlando di soli 400 anni fa, quando si era, in Italia, alla fine del Rinascimento.

Il primo ad osservare e registrare questo sciame fu l’italiano Antonio Brucalassi, che il 2 Gennaio 1825 scriveva nelle sue annotazioni: “l’atmosfera è attraversata… da stelle cadenti…” seguito poi da molti altri astronomi ed osservatori del cielo.

 

Origine dello Sciame

Per molti anni il corpo madre delle Quadrantidi è rimasto sconosciuto. Questo perché gli astronomi cercavano un oggetto celeste la cui orbita corrispondesse all’orbita dello stesso sciame meteorico. Questo per via del fatto che altri sciami meteorici hanno corpi madre le cui orbite corrispondono a quelle dei componenti dello sciame.

Ma, per quanto riguarda le Quadrantidi, la situazione é differente. Attualmente ci sono almeno due oggetti correlati a questo sciame. Nessuno dei due si avvicina all’orbita terrestre ma entrambi sembrano essere responsabili di queste meteore di inizio gennaio. L’origine principale delle Quadrantidi é il nucleo estinto (o dormiente) della cometa 2003 EH1, rimasta intrappolata nel Sistema Solare interno, con un periodo orbitale di circa 5.5 anni, individuato nel 2003 dal Lowell Observatory con sede vicino a Flagstaff, Stati Uniti. Ma non é tutto.

L’ultima teoria proposta dagli astronomi è che una grande cometa fu catturata dalla gravitá del nostro Sole e si stabilì in un’orbita di breve periodo intorno al 2000 AC (parliamo di quattromila anni fa!). Questa cometa ha fornito meteore al sistema solare interno finendo per frantumarsi tra il 100 DC ed il 950 DC. Questo evento ha prodotto il Complesso di Machholz, formato da: la cometa 96P/Machholz, il gruppo della cometa di Marsden, il gruppo della cometa di Kracht e la cometa 2003 EH 1.

E potrebbe essere coinvolta anche una cometa vista più di 500 anni fa, la C/1490 Y1. Tuttavia, seppur avendo a disposizione un’orbita approssimata (dai dati disponibili), questa cometa non é piú stata osservata dal 1490. Potrebbe essersi avvicinata troppo al pianeta Giove, finendo espulsa dal sistema solare, oppure frantumata nel Complesso di Machholz.

 

Meteore in diretta

Se il meteo non sará favorevole, é possibile osservare (ed ascoltare) in diretta, 24 ore su 24, gli echi radio prodotti dalle meteore che si disintegrano nella nostra atmosfera. Potete trovare lo stream a questa pagina sul blog, http://astropratica.space/meteore-live/, o qui sotto:

Come sempre, se riuscirete ad osservare l’evento scrivete le vostre testimonianze sia qui sul blog, nei commenti, sia nei canali Social di Astronomia Pratica. E se riuscirete a scattare delle foto, inviatele pure tramite gli stessi canali!

 

Buone osservazioni e cieli sereni!

Giuseppe Petricca

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